Fondazione Monsignor Francesco Traini contro l'usura-ETS- Ente Filantropico-Ente del Terzo Settore
Testimonianze
Testimonianza 1
Seduto in cucina, nella penombra, sto piangendo. Non mi vergogno a dirlo. Ho 50 anni, sono un uomo, il cosiddetto sesso forte e sto piangendo. Ho perso il lavoro, con il COVID e la crisi economica, la mia azienda non ce l’ha fatta. Mia moglie lavora part time; ci sembrava la scelta giusta perché ha anche una famiglia da seguire. Due figli all’università. Il mutuo della casa. Il leasing dell’auto. Come si farà a pagare? Perderò tutto? I miei figli potranno laurearsi? Voglio lavorare, qualsiasi lavoro, non ha importanza, quello che conta è la dignità, ma a 50 anni chi mi assumerà? Penso ed ho un nodo alla gola. Poi vengo a sapere che qui a San Benedetto del Tronto, in via Case Nuove, c’è una Fondazione che aiuta la gente come me. Vado a vedere. Ci passo e ci ripasso davanti per diversi giorni, senza il coraggio di suonare. Una mattina vedo una signora che sta aprendo la porta. Mi fermo e la guardo. Lei mi guarda, si accorge del mio imbarazzo e mi dice “Sono la segretaria della Fondazione, possiamo fare qualcosa per Lei? Venga, parliamone”. Quelle semplici parole, dette con tanta serenità, mi hanno tranquillizzato, sono entrato e ho raccontato la mia storia. La segretaria ha fissato un appuntamento con il gruppo di ascolto del lunedì. Sono andato, ho trovato persone competenti e anche simpatiche. Sono tornato altre volte fino a che la pratica è stata completamente istruita. Nel frattempo mi sono anche dato da fare e ho trovato un altro lavoro, non certo come il precedente, ma è un inizio. Poi è arrivata la telefonata della segretaria: “La Sua pratica è andata a buon fine”. Un piccolo mutuo da pagare per cinque anni, molto sostenibile. La vita ricomincia. E’ tornata la serenità
Testimonianza 2
Ore 9,00. In Fondazione squilla il telefono. E’ una donna, ma parla un italiano stentato e la segretaria la capisce a fatica, per cui le dà un appuntamento, nella speranza che parlando di persona riesca a capire meglio il problema.
Amina, circa dieci anni prima, aveva fatto un lungo viaggio con i suoi due figli piccolissimi, per raggiungere il marito in Italia. Dopo pochi mesi che era qui, però, il marito è morto in un incidente stradale. Sola, senza conoscere la lingua, senza familiari e senza amici, con due bambini, è stata molto dura per lei. Ha avuto, ed ha ancora, aiuto dalla Caritas e dagli assistenti sociali. Ha lavorato come donna delle pulizie e badante, anche se, con due bambini da seguire, non poteva fare il tempo pieno. Ora i suoi figli, una femmina di 14 anni e un maschio di 12 anni, le danno tanti problemi ed hanno tante esigenze perché la ragazzina è un soggetto fragile e il maschio è superattivo. Lei non riesce a far fronte a tutte le spese, dall’affitto alle bollette ed ha accumulato tanti debiti. Con il COVID non ha nemmeno potuto lavorare, ma le spese c’erano comunque. Deve avere dei soldi per la morte del marito, ma l’avvocato le dice che le cause sono ancora in corso. Ha tanto coraggio e tanta voglia di lavorare, ma è stanca, soprattutto dentro.
La segretaria le dice di raccogliere tutta la documentazione, contratti di lavoro, di affitto, di utenze, di acquisto a rate, le bollette, i solleciti di pagamento, il permesso di soggiorno ecc. ecc. e di presentarsi il venerdì successivo per avere un colloquio con il gruppo di ascolto.
La situazione è molto critica. Il gruppo di ascolto comprende subito che avrà molto lavoro da fare per risollevare quella famiglia, in sinergia con Caritas, assistenti sociali e altre organizzazioni di volontariato. Ma non manca il presupposto principale: la voglia di Amina di lavorare e di dare un futuro ai suoi figli.
Testimonianza 3
E’ un mercoledì. E’ un giorno tranquillo in Fondazione, il gruppo di ascolto, due ex direttori di banca, Marco e Francesco, non ha appuntamenti e occupano il tempo lavorando alcune pratiche in corso. Suonano alla porta, è un signore sui 60 anni, ben vestito, dai modi gentili e chiede di poter avere un colloquio per capire se può essere aiutato. “Sono Gianni, sono un artigiano con una attività in prossimità del centro. Ho circa 50.000,00 euro di debiti e il mio reddito non è molto alto perché dopo la pausa causata dal COVID fatico a riprendermi”. Nonostante l’apparente linearità del racconto, qualcosa non convince Mario e Francesco, tanto che spesso interrompono Gianni e chiedono precisazioni. L’incontro viene rinviato al mercoledì successivo e viene chiesto a Gianni di portare tutta la documentazione in suo possesso. Ma anche questo secondo appuntamento non convince Marco e Francesco che decidono di consultare uno degli avvocati della Fondazione. Alla fine Gianni si confida “credevo fosse un amico e invece…”. Marco e Francesco spiegano a Gianni che la Fondazione, in questo caso, non può dare sostegno economico, ma solo un supporto tecnico e psicologico. Gianni deve sporgere formale denuncia e poi seguire l’iter in Prefettura. Avrà le procedure esecutive bloccate e ristoro economico.
Testimonianza 4
“Mio marito si è ammalato gravemente, non ho più pagato la rata del mutuo e ora la mia casa va all’asta, aiutatemi”. In Fondazione c’è fermento, tutti i volontari dei gruppi di ascolto sono lì e si confrontano sul caso appena arrivato. “E’ troppo tardi, come facciamo?” dice Marco. “Analizziamo bene tutto, contattiamo gli avvocati, proviamoci” dice Paolo. “Dividiamoci i compiti e domani facciamo il punto della situazione” dice Carlo. Si, c’era uno spiraglio. La buona volontà ce l’hanno messa tutti, anche la fredda istituzione e Maria ha potuto salvare la sua casa e tornare alla cura di suo marito.
Ogni volta che una richiesta di aiuto viene esaudita, in Fondazione si fa “festa”. In frigorifero non manca acqua, aranciata, coca cola, succo di frutta, non mancano neppure caramelle e cioccolatini… …piccoli vizi per persone dal grande cuore che sanno abbracciare le fragilità umane.